Realizzazioni

HOTEL SAHRAI

Città: FES

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Anno: 2014

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Progettista: PILLET ARCH CHRISTOPHE

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Status: Completed

Solo la dolce pronuncia del suo nome, Sahrai, sembra suggerire qualcosa di magico. Ricorda il vento che smuove silenziosamente la sabbia del deserto, i tramonti che colorano lentamente le dune, i giochi astratti dell’arte berbera, gli scenari esotici e incantevoli dei racconti di “Le mille e una notte”. Con una simile promessa custodita nel significato del suo titolo - che richiama appunto un mondo incantato e meraviglioso -, l’Hotel Sahrai di Fez non poteva che avere già impresso l’indelebile destino di farsi portatore dei valori emozionali di una terra antica che semina generosità e che conserva gelosamente tradizioni millenarie. Il più affascinante indirizzo ricettivo mai aperto nella città santa del Marocco si affaccia da una posizione dominante sulla frenetica medina, circondata dalle mura e da una rigogliosa vegetazione mediterranea, e occupa il sito dove un tempo sorgeva l’antico palazzo estivo del maresciallo Lyautey con un edificio incorniciato da archi, portici e patii che disegnano una sequenza fluida dove è annullata la distinzione tra interno ed esterno. Ovunque ci si trovi al Sahrai si può godere di un panorama che contempla tutti i clichè da cartolina: dagli spazi comuni, dai portici, dalle camere, dalla piscina esterna la veduta è incondizionata su quel tessuto urbano e su quei monumenti dichiarati patrimonio UNESCO dal 1981. Di fronte, dunque, i segni di una cultura ancestrale; all’interno, invece, la reinterpretazione sapiente di quelle tracce in chiave contemporanea. La proprietaria Anis Sefrioui voleva proprio questo: un luogo che sapesse istituire un dialogo tra passato e presente e che considerasse involucro e interior design elementi senza soluzione di continuità. A stabilire un momento di unione tra i due componenti, c’è la pietra calcarea di Taza: è il materiale di rivestimento non solo esterno ma anche delle superfici delle unità private e della lounge e costituisce uno sfondo chiaro e neutrale per arredi dalle linee discrete, sempre proposti nelle tonalità del sabbia e del beige. L’intervento del progettista francese Christophe Pillet, incaricato di definire ogni dettaglio dell’Hotel Saharai, istituisce con le cromie tipiche mediterranee “un’architettura di luce” - così come lui stesso la descrive - arricchita da una moltitudine di citazioni e di dettagli. Gli stucchi tradizionali diffusi nelle scuole coraniche e riportati come grafiche nei testi sacri divengono qui moduli tridimensionali che compongono alcune delle pareti del complesso;  le classiche lanterne a motivi traforati che proiettano un caleidoscopio di immagini nelle corti dei riad acquistano un’estetica minimale; i tappeti lasciano infine spazio a soffici moquette monocromatiche e tendaggi drappeggiati e morbidi accompagnano tutte le aperture, sia vetrate che aperte, proponendo un elegante motivo decorativo. Non mancano i piccoli specchi d’acqua così diffusi nei patii delle costruzioni marocchine: in questo caso separano con il loro brillante riflesso turchese la sezione vetrata dal loggiato aperto sul territorio. I confini netti tra un ambito e il successivo non sono rispettati neppure nelle 50 stanze riservate agli ospiti, dove la zona del lavandino e della profonda vasca è lasciata a vista rispetto allo spazio del letto e divisa da quest’ultimo solo da un’esile membrana in cristallo. E ritorna così la magia dei rituali - rituali del benessere corporeo, rituali di contemplazione e di silenziosa osservazione del paesaggio e della natura, rituali mutuati dalla cultura e rituali suggeriti da profumi e spezie – che sono incisi eternamente nel nome Sahrai e lo avvolgono con la loro preziosa immaterialità.
Di Beatrice Vegetti
Pubblicato su Suite n.172 dicembre 2014

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