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HOTEL YUSUHARA MACHINO-EKI

Città: YUSUHARA

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Anno: 2010

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Progettista: KENGO KUMA AND ASSOCIATES

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Status: Completed

Tutta la poetica, essenziale ma potente, di Kengo Kuma si esprime nel progetto dell’hotel Yusuhara Machino-eki, inedito mix di funzioni: la struttura è insieme un piccolo hotel con 15 camere e un mercato comunitario per la vendita di prodotti locali.
Dall’esterno l’edificio appare come un volume compatto che emerge per scala e fisionomia rispetto alle architetture circostanti. La facciata principale è dominata dal colore ocra del rivestimento continuo in blocchi di paglia, che si sviluppa per file orizzontali e si interrompe unicamente in corrispondenza delle finestre. Una copertura sporgente, su travi di legno, chiude la sommità del fronte e funge da riparo per il rivestimento in paglia, difendendolo dalle precipitazioni e assicurandone la durabilità. Un basamento quasi completamente vetrato contrasta e compensa le poche aperture superiori del prospetto garantendo un buon livello di luminosità all’interno. Sui lati dell’edificio, i listelli di legno a tratti orizzontali e a tratti verticali compongono una sorta di puzzle di quadrati e rettangoli incastrati tra loro, nel cui incrocio sono situate piccole aperture vetrate. Nel progetto, diverse le caratteristiche interessanti nelle soluzioni adottate per abbattere i consumi e migliorare l’efficienza energetica, come per esempio l’alternanza delle balle di fieno in facciata, con cui Kuma ha cercato di sfruttare al massimo il grande atrio interno del mercato come volano termico, per raffrescare anche le camere dell’hotel che vi si affacciano. Negli interni Kuma persegue la cura dei dettagli, mentre le scelte costruttive esaltano con eccellenza la qualità degli spazi, in cui appare evidente un richiamo a diverse forme naturali. Il legno spicca come elemento primario: utilizzato in forma differente per gli elementi strutturali, per l’arredo e per il rivestimento di pareti e soffitti. L’atrio principale del mercato, che diventa anche quello dell’hotel, appare come un ambiente luminoso a tutta altezza e in realtà non c’è alcuna netta demarcazione tra le due funzioni.
Di Loredana Sica

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