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Intervista a Gabriele Adriano di Adriano Design

published on: 2 luglio 2020
Intervista a Gabriele Adriano di Adriano Design
Il designer Gabriele Adriano dello studio Adriano Design ha risposto alle domande di Andrea Suma per la rivista MAC. 

Partiamo dalla vostra storia. Come e quando nasce Adriano Design? Avete sempre lavorato insieme?
Sì, abbiamo sempre lavorato insieme. Adriano Design nasce nel 1997, anno in cui, prima mio fratello e poi io, ultimavamo gli studi alla facoltà di Architettura. 

Ciò è avvenuto perché secondo voi il design vanta qualche valore aggiunto rispetto all’architettura? O questo cambiamento di settore disciplinare è stato semplicemente dirottato da opportunità accademiche e lavorative? 
Il design per noi ha rappresentato un motore di ricerca molto più dinamico e veloce rispetto all’architettura. Inoltre c’è un discorso di opportunità. Abbiamo partecipato a dei concorsi, anche di architettura, ma io e mio fratello eravamo bravissimi a vincere nei concorsi di design nazionali ed internazionali e, grazie a questo, ci siamo fatti conoscere in quel mondo, da cui poi sono arrivate le richieste maggiori. 

Ci potrebbe tracciare la vostra evoluzione storica prendendo come tappe fondamentali le collaborazioni più importanti?

Abbiamo iniziato a lavorare in un momento in cui il PC e lo strumento della modellazione 3D avevano cambiato totalmente il paradigma con cui si affrontava il progetto. Noi avevamo deciso di organizzare un gruppetto di studenti da coordinare in un workshop per fare capire alle aziende il grande potenziale di questa nuova tecnologia. Contattammo Olivetti, che ci diede carta bianca. Questo fu il primo nostro rapporto con un’azienda, ma non fummo fortunati: di lì a poco l’Olivetti sarebbe crollata come un castello di carte. Si aprì però un’altra opportunità: mentre eravamo ancora studenti, iniziammo a collaborare con Giugiaro Design. , che nel tempo ci diede moltissimo lavoro, tant’è che da un regime di prestazione occasionale dovemmo aprire la partita IVA e strutturarci. Poco dopo aver aperto il nostro studio, in un momento in cui eravamo molto esposti a livello economico, Giugiaro Design ebbe un cambio radicale del suo organigramma: il Direttore Generale venne mandato in pensione e da un giorno all’altro ci trovammo senza lavoro, avendo perso l’unico cliente che avevamo.
Andammo a cercarne di nuovi, usando come cavalli di Troia i nostri progetti di laurea: Davide si era laureato con il progetto di un carrello elevatore, io invece mi ero laureato con una tesi su una macchina per il caffè da bar. Grazie a questa strategia, trovammo altri due clienti: Merlo, che produceva macchine da cantiere e aveva il desiderio di entrare nel mondo dell’agricoltura, e, in parallelo, grazie alla mia tesi, un’azienda veneta, la CMA, che aveva sotto la sua egida i due brand di Astoria e Vega. I progetti che firmammo per entrambe le aziende erano tra i primi fatti con il calcolatore e il processo di prototipizzazione rapida.

L'intervista continua nel PDF in basso.

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