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Intervista a Luciano Galimberti per Young&Design 2018

La Redazione di GDAMILANO ha intervistato Luciano Galimberti, Presidente di Giuria del Concorso.
Quest’anno nel grande sipario del Salone del Mobile va in scena
Eurocucina. Così il concorso Young&Design 2018 vede l'apertura della nuova
sezione DESIGNforFOOD, che considera prodotti, complementi, accessori o arredi
per la cucina e il ristorante esposti al Salone del Mobile/Fuorisalone 2018 e i
progetti di cucine residenziali o professionali, ristoranti o luoghi del cibo
come sempre disegnati da giovani under 35 e realizzati dal gennaio 2016 al
gennaio 2018. Cosa pensa del binomio design-cucina?
In occasione di EXPO 2015 ADI ha presentato un importante documento: il
Food Design Manifesto. Una
definizione di quello che la nostra associazione intendeva come ambito d’azione
in un contesto dove venivano definiti di food design anche le poltrone a forma
di banana. È stato fondamentale individuare i confini disciplinari per poterne
proporre un sistema di valori di riferimento attorno ai quali operare. Il
Compasso d’Oro internazionale in quella occasione fu concentrato interamente
sul food design, e considero questo evento un importante spartiacque culturale.
Il design permea tutta la nostra vita: non è certo possibile pensare al gesto
di cucinare o mangiare senza pensare al design di questi spazi e gesti.
Da quest’anno verranno premiati non solo dei prodotti ma anche dei
progetti legati ai luoghi del cibo. Come si giudica un progetto – in questo
caso specifico di cucina – rispetto al prodotto?
Cucinare è una delle azioni che compongono una lunga filiera di azioni,
che parte dal campo per arrivare ai nostri piatti, ma è certamente il gesto più
antico per qualificare la nostra quotidianità di relazione e cura dell’altro.
In quest’ottica le cucine e le attrezzature di ultima generazione possono
interpretare un nuovo senso di convivialità, che nel panorama delle relazioni
mediate dai social assumono un valore originale e straordinario. Il design
italiano si è sempre distinto non tanto per le sue forme, quanto per la
capacità di costruire relazioni: questo credo possa essere un importante
criterio di giudizio.
La giuria, come sempre coordinata dall’arch. Armando Bruno e da lei
presieduta, è composta da affermati progettisti/designer e chef di grande
sensibilità e conoscenza. Pensa sarà facile mettere d’accordo le diverse
professionalità, personalità ed esperienze?
Fare design è prima di tutto un lavoro di conoscenza di saperi anche
lontani dal proprio ambito disciplinare, un lavoro di interpretazione e di
connessione di tutte le esperienze e le competenze che ruotano attorno al
progetto. Con Armando abbiamo ormai una
lunga consuetudine, e devo dire che il tema di questo anno sono certo
incentiverà il buon umore.
Come inquadra la generazione dei designer under 35 di oggi? Hanno più o
meno possibilità di affermarsi rispetto al passato? A cosa pensa sia giusto che
debbano ambire?
Non esiste futuro senza sperimentazione quotidiana del proprio futuro.
Questa massima me la regalò un collega all’inizio della mia professione, ormai
quasi un’altra era geologica. Trovo non abbia perso attualità. Non è mai
esistito un periodo migliore di quello che abbiamo a disposizione e comunque
non ne abbiamo altri a disposizione. Proprio per questo i giovani – ma la cosa
vale per tutti – devono con coraggio, competenza e pazienza costruire il
proprio obbiettivo. Il progetto è in fondo un mezzo, il vero fine è la vita.
Negli ultimi anni si sono letteralmente moltiplicati i concorsi di
design rivolti ai giovani, organizzati dalle stesse aziende o dagli enti di
formazione. Qual è il ruolo di questi concorsi nel panorama di oggi, e come
fare a non disperdere il loro valore e la loro credibilità?
Tanti, tantissimi, forse troppi. A volte usati come una foglia di fico
dietro alla quale nascondere cinismo e indifferenza di chi li organizza. I
concorsi per i giovani sono tutti “politicamente corretti”, ma pochi davvero
danno reali opportunità di esperienza e sbocco lavorativo ai giovani. ADI da
sempre collabora e sostiene Young &
Design perché ne condivide valori e metodo.
Ricorda qualcosa che l’ha particolarmente colpita delle edizioni
passate del concorso?
Il sorriso dei giovani: dà speranza per il futuro.