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MOLITOR HOTEL
Negli anni ’30 le Piscine Molitor erano uno dei luoghi più alla moda non solo di Parigi ma di tutte le capitali europee. Vantavano il primato di due enormi vasche e la gente si affollava numerosa al loro intorno, tanto che ben presto diventarono una valida alternativa ai tradizionali salotti urbani dove non si poteva far altro che consumare una tazza di the caldo o qualche infuso di erbe. Radunarsi al bordi di uno specchio d’acqua doveva suonare certamente come qualcosa di assolutamente esotico per dei cittadini ancora avvezzi ad un rigido galateo sociale che coglievano nella destinazione leisure una buona giustificazione per allentare i freni alle loro austere discipline. Il Molitor era sinonimo di avanguardia a tutti i livelli e il fatto che proprio lì, nel 1946, fosse comparsa la primissima silhouette in bikini non deve certo stupire. Anche se meno celebre, i lineamenti della sua vicenda ricordano un po’ quelli del Waldorf Astoria a New York e di tutti quei club dai cui ambienti prendevano il via i grandi cambiamenti nell’Occidente.
L’edificio e i suoi servizi innovativi continuarono ad occupare la scena fino al 1989, quando Molitor fu segnalato dall’amministrazione comunale parigina come un fabbricato idoneo ad una nuova destinazione residenziale. Ma quel progetto non solo non fu mai concluso ma non venne neppure iniziato e dopo quasi 25 anni la tanto acclamata e insostituibile istituzione scelta della popolazione francese e da turisti in visita alla capitale è stato restituita ai gloriosi fasti sotto il nome di Molitor Hotel.
Toccare quelle mura tanto impregnate dai ricordi e tanto sature di aspettative condivise, ripensarle perché non perdessero la loro potente anima di collettore sociale, destinarle nuovamente alla città, renderle fruibili come lo erano un tempo sono tutti punti sui quali Nuel ha dovuto pazientemente lavorare per non tradirne in alcun modo il significato. La conservazione delle due vasche di 46 e 33 metri è stato certo un modo di rispettare la morfologia del fabbricato originario ma non è la sola né tantomeno l’unica soluzione che potesse far resuscitare le migliori tracce di un tale palinsesto architettonico. L’introduzione di dettagli in mosaico, la scelta di porte di colore blu in corrispondenza dei lunghi ballatoi esterni di distribuzione delle camere, l’inserimento di frammenti vetrati decorati con grafiche di nuotatori, la definizione di un arredo prepotentemente anni ’50 – il vero periodo d’oro delle Piscine Molitor -, la collocazione all’ingresso di una Rolls Royce personalizzata dai graffiti dell’artista JonOne sono tutti sistemi adottati per stabilire un legame tra passato e presente e per rinforzare il senso di Molitor come contenitore della memoria collettiva.
Se l’involucro è pressoché il medesimo di quello degli anni ’30, intonacato e ritmato da aperture geometriche regolari, l’interno del Molitor è stato completamento ricostruito con grande attenzione filologica. Il progetto è un viaggio nel tempo, un percorso alla scoperta di un vero e proprio monumento dal carattere Art Decò e della sua complessa macchina, anche emotiva, di funzionamento.
Di Beatrice Vegetti
Pubblicato su Suite n. 172 dicembre 2014