NHOW HOTEL ROTTERDAM
Città: ROTTERDAM
|Anno: 2014
|Status: Completed
|Investors: NH HOTEL GROUP
E’ quasi surreale immaginare come uno sviluppo di 230.000 tonnellate, 150 metri di altezza e 100 di larghezza riesca a trasmettere l’immagine di una scenografia onirica.
Crediti fotografici: Oma - Office for Metropolitan Architecture
Una quinta quasi illusoria, impalpabile e luccicante, che nemmeno le notevoli dimensioni riescono a far apparire esagerata: De Rotterdam è tuttavia molto più di un effetto ottico di vetrate cangianti e di volumi netti sfalsati e sovrapposti; ed è molto più di un incrocio di blocchi avvolti in una pelle lucida e sofisticata o di un accattivante sviluppo mixed used in uno dei più vivaci quartieri urbani.
Il progetto si propone come una vera e propria città verticale, con 70.000 mq destinati ad uffici, 240 appartamenti e un hotel di 278 camere che si ergono al di sopra di un basamento movimentato da spazi per conferenze, parcheggi e ristoranti. Si consuma qui la fissazione del progettista per il “manhattanismo” e per l’affascinante follia architettonica che la grande Mela ha saputo concretizzare già molti decenni fa: la lobotomia verticale dei grattacieli, l’iper densità, la combinazione di funzioni che Koolhaas aveva narrato nel suo “Delirious New York” sono astrazioni trasferite sulla sponda settentrionale di Kop Van Zuid, la penisola di terra riportata collegata al resto della città da un ponte lungo 800 m.
Come espressamente dichiarato dallo stesso Rem Koolhaas, De Rotterdam si configura come il culmine della sua storia personale di progettista, la realizzazione delle sue fissazioni pluridecennali, il compimento di manifesti espressi già in epoca studentesca. L’importanza estrema di questo lavoro, avviato nel 1997, non è certo stata tradita dalla destinazione ricettiva, che ha deciso di affidare al Pritzker Prize la definizione degli ambienti interni affinché vi fosse assicurata una stretta corrispondenza con la torre.
Le 278 camere e spazi comuni del Nhow Rotterdam sono essenziali e semplici, carichi di una reminiscenza industriale tanto appropriata al dato contestuale quanto coordinata alla precisione geometrica di un involucro “che potrebbe apparire freddo e duro, se non che molti dei cittadini anziani della città ci hanno scritto per farci sapere del loro entusiasmo per De Rotterdam”, commenta Koolhaas.
Arredo e configurazione spaziale sono stati ideati in maniera tale da non imporsi quali protagonisti: il ruolo principale è affidato al paesaggio, alla veduta incontrastata del tessuto urbano in rinnovamento, ai canali d’acqua, al poco distante Mare del Nord e le ampie vetrate rettangolari, scandite dai montanti verticali metallici, assecondano totalmente questo proposito. E’ una conferma di questa filosofia il “brutalismo” di alcune soluzioni: il controsoffitto a moduli rettangolari, con il loro accostamento impreciso e le giunzioni “sbavate” è lasciato a vista; i pilastri sono in cemento grezzo e i letti possono muoversi su rotelle che non vengono celate in alcun modo da rivestimenti tessili.
Sembra che l’unico dettaglio che riesca ad interrompere il minimalismo e ad introdurre una nota di colore sia la poltrona imbottita e rivestita con un tessuto dalla geometria a rombi che diventa, insieme al sommier, il punto di osservazione privilegiato dell’ambiente esterno.
La ricerca di un design minuzioso non è certamente spasmodica e coincide con il desiderio di creare “piccoli loft con vista” confortevoli e tecnologici. Ma la stessa per così dire superficiale “noncuranza” non fa, alla fine, che acquistare un carattere a tal punto personale da tramutarsi paradossalmente in un fatto estetico avanzato.
Pubblicato su Suite n. 171 ottobre 2014