Realizzazioni

RISTORANTE TAIYO

Città: MILANO

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Anno: 2013

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Status: Completed

E’ esotico come il suo nome e come la cucina che offre, come la mescolanza di suggestioni e l’appeal fortemente materico. Taiyo rievoca ricordi di paesi lontani e celebra Milano come una città di grande multiculturalità sociale: il suo stile è “fusion” così come la proposta gastronomica elencata nel suo menù, dove si trovano associati ingredienti appartenenti a tradizioni differenti sino al raggiungimento di un perfetto equilibrio. All’interno del ristorante inaugurato pochi mesi fa su viale Monza, pavimenti in resina dal colore neutro contrastano con soffittature frammentate in un’infinità di moduli metallici di colore bronzo, ora complanari, ora sovrapposti: si consuma qui una parte di quel cumulo di linee che denota a tal punto il locale che persino la grafica delle liste e delle comunicazioni ne ha assorbito l’estetica. Linee spezzate, verticali, oblique ma tutte rigorosamente geometriche invadono le pareti e trovano nelle avvolgenti sedute imbottite in tessuto e pelle l’unico dettaglio curvo. I corpi illuminanti si fondono in questa moltitudine di segni proporzionati: sono barre, realizzate su apposito disegno, che costituiscono una composizione ramificata di grande impatto visivo, oppure forme quadrate definite dal solo perimetro di dimensioni diverse, associate le une alle altre. La stupefacente scenografia immaginata da Maurizio Lai si spinge sino ai minimi dettagli: la calda tattilità del legno, la preziosità iridescente delle permeabili maglie dorate, la trama sottile dei tessuti di rivestimento, la tridimensionalità caleidoscopica, la profondità dei piani, colmano lo spazio di suggestioni uniche e di un dato sartoriale assolutamente riconoscibile. L’ambiente è composto da  una grande sala centrale e da due sale secondarie improntate al medesimo concept progettuale, che trova il leit motiv nell’idea di originali ed allo stesso tempo eleganti allestimenti, quasi puzzle dinamici che il progetto ricompone in una figura unitaria.

Di Beatrice Vegetti
Pubblicato su Suite n. 171 ottobre 2014

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