Realizzazioni

THE JANE

Città: ANVERSA

|

Anno: 2014

|

Status: Completed

La filosofia “fine dining and rock n’roll” può sembrare un paradosso bello e buono ma se a testimoniarla è un team tutto speciale come quello composto dallo chef pluristellato Sergio Herman e dall’eclettico progettista Piet Boon allora ci si può credere senza riserve. Bisogna dimenticare le grafiche anni sessanta, le insegne luminose e le cameriere con i pattini, il cibo “fast” e l’aspetto popolare. Nel nuovo ristorante “The Jane” di Anversa, inaugurato il 25 marzo 2014, la musica non deriva solo delle note musicali emanate soffusamente dagli apparecchi: è piuttosto quella consacrata alle papille gustative dagli esperimenti d’autore del giovane cuoco di origine olandese o quella suscitata da un interior design che, ricalcando il significato originale di rocking, invita all’estasi mistica. L’esperienza ad ogni livello all’interno del nuovo ambiente ha coinciso infatti con l’intento vitale dell’intervento e si sviluppa gradatamente nei differenti settori al fine di eccitare le più recondite emozioni fisiche e psichiche. Già solo la collocazione del ristorante all’interno della cappella sconsacrata di un ex ospedale militare, con l’esterno in mattoni ritmati da fasce orizzontali in pietra grigia e gli interni dominati dal soffitto a volta, proietta l’utente in una dimensione del tutto singolare. La religione che ora viene annunciata nella piccola chiesa dal forte orientamento verticale è il cibo e l’altare dove un tempo il prelato proferiva messa è sostituito dal bancone della cucina, separato dalla sala tramite esili vetrate trasparenti che non nascondono l’attività frenetica del suo creatore. Non c’è tuttavia alcuna intenzione provocatoria verso il culto ma sono la volontà di rispettare appieno la morfologia preesistente, i suoi dati autentici: il concept di Piet Boon tende alla conservazione del numero più alto possibile di porzioni del fabbricato, fatta eccezione di quelle ammalorate sottoposte ad un ripristino.
Tutto, al The Jane, rispetta la precedente destinazione, tutto rievoca l’archetipica combinazione spaziale e asseconda la dedizione dell’architetto per i concetti di simmetria, armonia e proporzione: la tradizionale idea di“navata centrale” è riprodotta mediante l’inserimento di tavoli attorniati da divani in pelle nera ad “L” e da piccole poltroncine di velluto in tonalità salvia poggiate al di sopra della storica pavimentazione a scacchi bianca e nera; le laterali, invece, nascono da una successione di tavolini da due o da quattro persone, sempre disposti al di sopra dell’antico lastricato a piccoli disegni astratti di colore nocciola. Il palco dove era alloggiato l’organo, in corrispondenza del portone di ingresso, lascia invece spazio ad un bancone in pietra contornato da sgabelli dove è possibile sorseggiare un cocktail nell’attesa del proprio pasto o degustare un aperitivo gourmet. Ogni punto è inondato dalla luce naturale che penetra dalle vetrate decorate: nei colori accesi delle 500 lastre rettangolari tutte identiche, incorniciate mediante un’esile intelaiatura metallica color antracite, non sono più impresse esclusivamente rappresentazioni del mondo ecclesiastico. Immagini astratte di verdura e frutta, di bevande, coni gelato, croissant e torte di compleanno, fiori e suggestioni goliardiche sono mescolate a tasselli che riportano il bastone pastorale, la croce, le campane, la tradizionale iconografia di Satana come serpente tentatore.

Pubblicato su Suite n. 171 ottobre 2014

Le riviste